domenica 11 gennaio 2015

Curiosità 2 i Vestiti



Nel medioevo le persone più comuni cioè la popolazione  si vestivano in maniera differente dai nobili e dal clero.Il suono delle campane segna l’inizio della giornata con la prima alle sei di mattina; nelle case, la gente si sveglia, si fa tre volte il segno della croce, si veste completamente, e lava ciò che resta scoperto, le mani e il viso. L’abitudine dell’antichità romana di prendere un bagno quotidiano si era ormai persa, alla pulizia del corpo si era ormai sostituita la pulizia della biancheria; i bagni pubblici, luogo tipico degli incontri amorosi e della prostituzione, sono ormai poco numerosi (Parigi nel 1292 ne contava ventisei per duecentomila abitanti), il bagno si fa solo se sporchi per motivi particolari o dopo un lungo viaggio con la tinozza per il bucato.
I vestiti sono: la camicia, indumento comune a uomo e donna, di lino, cotone, lana o seta per i più abbienti, con le maniche lunghe, accollata ma senza colletto; quella femminile arriva fino a terra, quella maschile a mezza gamba. Se non escono di casa, le donne delle classi agiate sopra la camicia indossano un’ampia veste da camera di lino o seta e d’inverno una giacca di ermellino. Uomini e donne sopra la camicia indossano una veste abbottonata e chiusa da lacci, quella maschile fino a mezza gamba quella femminile fino a terra. Sotto la veste gli uomini portano brache di stoffa leggera, lino o tela, e un secondo paio più pesante (di qui i detti “calare le brache” o “rimanere in brache di tela”). Ogni veste femminile è provvista di un certo numero di maniche di diversa foggia, colore e stoffa, da indossare a seconda dell’occasione e della stagione (da cui il detto “è un altro paio di maniche”). Dal VI-VIII secolo si usano tuniche di lana di foggia germanica D’inverno ci si protegge con una seconda veste della sessa lunghezza della prima e con mantelli di feltro o pelliccia (volpe, zibellino, ermellino, martora, lince, castoro, orso, lontra, faina, coniglio, talpa, agnello, tasso) per le classi più abbienti. Dal XIII secolo entrano in uso le calze di lana, lavorate ai ferri dalle donne di casa, talora anche suolate; durante il primo millennio invece si usavano fasce per proteggere le gambe, diventate poi pantaloni da lavoro e brache. Se non si indossavano calze suolate si usavano stivaletti o stivali, le donne pantofole, zoccoli o scarpe con suole o vere e proprie zeppe di sughero.

Gaia Iaschi
Bibliografia.
Arsenio e Chiara Frugoni, Storia di un giorno in una città medievale, Bari, Laterza, 1997.
Ludovico Gatto, Il Medioevo giorno per giorno, Roma, Newton Compton editori2

sabato 20 settembre 2014

La Scuola

Durante il medioevo l' istruzione era affidata principalmente alla Chiesa. la maggior parte delle scuola religiose erano sorte per formare il nuovo clero, ma esistevano anche le scuole parrocchiali che fornivano una istruzione limitata ad una parte della popolazione. Il livello di analfabetismo era comunque molto elevato, anche se tutti potevano accedere al istruzione elementare. Spesso assumevano dei religiosi per l' istruzione dei propri figli. Mentre  iniziano a scomparire le scuole parrocchiali, sorgono nuove scuole religiose,  affidate a benedettini e domenicani. Ed iniziano in oltre a sorgere le prime scuole laiche private e comunali. In genere in ogni scuola insegnava un solo maestro, che poteva avere anche più di 100 allievi. Durante il XIII secolo  iniziano a diffondersi le scuole laiche secondarie,  rivolte agli alunni che già sapevano leggere e scrivere: la scuola d' abaco era destinata alla matematica,  mentre le scuole di grammatica era destinate al uso della lingua latina e della lettura di autori classici e medievali. Nel corso del XIII secolo sono state in oltre istituite le prime università.

sabato 13 settembre 2014

Curiosità 1

Nel medioevo moglie e marito a cena mangiavano nello stesso piatto, mentre un solo bicchiere bastava per un intera famiglia; la sera, per cena, venivano mangiati gli avanzi freddi del giorno.

Gaia Iaschi

giovedì 11 settembre 2014

La Posateria

La storia della posateria non e molto lunga; fino a non molto tempo fa gli uomini mangiavano unicamente con le mani,servendosi di ciotole di terracotta per le vivande liquide.
Le mani prima del pasto venivano immerse in un acqua con essenze profumate,per lavarle.
Il coltello e il cucchiaio furono i primi utensili inventati dal essere umano.
Il cucchiaio prende la forma di una mano chiusa a coppa allo scopo di raccogliere i liquidi, per moltissimi anni venne costruito in legno ma nel medioevo , venendo in contro alle esigenze di lusso dei signori, si inizio a costruirlo con materiali più preziosi come: argento e cristallo, mentre in manico veniva decorato con pietre preziose.
Mentre l' invenzione del coltello va di pari passo con l' evoluzione metallurgica. Poiché già altri strumenti molto simili al coltello erano stati inventati nel era paleolitica; nel medioevo il coltello assume una grande importanza per la caccia e per i combattimenti, ognuno aveva il proprio che teneva sulla cintura, infatti nelle tavole non venivano messi coltelli ma ognuno usava il proprio.
Invece la nascita della forchetta è legata ad una legenda; si narra che una principessa Bizantina divenuta a Venezia in moglie a un doge, non usava nutrirsi con le mani ma con una forchettina, dopo che il doge vide l' attrezzo venne subito spregiudicato, e lo ritenerono un lusso diabolico o un segno di debolezza da parte degli uomini nobili.
Con il passare del tempo la forchetta sia nella classe borghese sia nella classe mercantile veniva usata tutti i giorni, invece per i nobili non era essenziale e veniva abbinata ad altri utensili come tovaglie e tovaglioli.



Gaia Iaschi&Lorenzo Mencarelli

lunedì 8 settembre 2014

A tavola nel Medioevo


I menù odierni sono composti da un certo numero di piatti salati e dolci, presentati l’uno dopo l’altro secondo un ordine prestabilito.I banchetti importanti si compongono di parecchi "servizi" successivi, ognuno dei quali comporta una scelta che oggi effettuiamo sulla carta di un ristorante. Veniva fatta la vista dei cibi realmente presentati, servizio dopo servizio, ma per ciascun convitato essa restava comunque limitata al ristretto numero dei piatti che si trovavano alla sua portata.  .La successione dei piatti traduce forse delle preoccupazioni dietetiche : aprirne la "bocca" con frutta fresca o melone, ciliegie, fragole, uva o insalate condite con sale, olio e aceto, quindi derrate a componente acida. Dopo di che, è pronto ad accogliere i piatti in salsa, che si pensava richiedessero una cottura più lunga.Seguono le carni arrosto accompagnate da diverse salse. Dopo gli arrosti, l’ anfitrione sentiva il bisogno di offrire ai suoi convitati una sorta di pausa o di svago detto entremets. L’entremets, può rivestire le più svariate forme d’intermezzo musicale o di danza, d’esibizioni acrobatiche o di ricostruzioni di fatti d’arme. Lo svolgimento del pasto riprende con il dessert, il moderno dessert, in cui si servono dolciumi, e prosegue con l’issue de table, composta da formaggi, frutta candita e dolci leggeri spesso accompagnati da ipocrasso o malvasia.

OSPITI DI RIGUARDO ED ETICHETTA
I banchetti importanti seguono un rigido protocollo, il quale regola, la disposizione delle tavole ,il posto assegnato ai convitati e alla quantità ,qualità e raffinatezza del servizio. Le tavole, ricoperte da tovaglie , sono quasi sempre disposte a U e i convitati ne occupano il lato esterno per meglio godere degli svaghi che vengono loro offerti al centro. La tavola centrale, a volte detta "tavola alta" perché era posta su una predella, riservata al principe e ai suoi ospiti d’onore. Gli altri invitati di riguardo occupavano il capotavola, cioè i posti più vicini al principe. I commensali di rango inferiore venivano fatti sedere dall'altro capo del tavolo. Come si può dedurre si ha un rigoroso rispetto della gerarchia sociale cioè dello status della persona.È evidente che le preparazioni culinarie non solo mirano a soddisfare una necessità biologica, ma intendono anche procurare piacere, essenzialmente canalizzato dagli organi della vista e del gusto. In sostanza l’occhio assapora in anticipo.Un modo esteticamente valido di presentare un qualsiasi alimento, dalle erbe selvatiche ai nobili volatili che venivano presentati nelle famose case principesche e che meravigliavano tutti i commensali.

 IL PIACERE DEI COLORI
L’occhio gode anche dei colori, che spesso servono a definire i piatti e diventano un elemento della scelta gastronomica. Nelle salse, le quali , non hanno come obiettivo essenziale quello di nutrire ma di correggere e ravvivare il gusto, i colori giocano al meglio. Le salse vengono preparate da specialisti , i quali, ottengono colorazioni meravigliose utilizzando semplicemente prodotti naturali. Gli ingredienti di queste salse provengono da una attenta analisi del prodotto di base che affiancherà la salsa ,non potendo mancare però l’aroma di alcune spezie che rafforzano al palato il sapore

FORME E CONSISTENZE
I colori lasciano anche indovinare densità o fluidità, levigatezza o ruvidità.
.Si sanno apprezzare i gradi o le qualità di una consistenza; a quella più fine si riconoscono il sapere e la maestria del preparatore. Lo sguardo , come il palato, è sensibile alla cremosità e sapidità di una crema.Si amano le forme che riproducono linee realmente esistenti, create dalla mano del cuoco nelle sostanze malleabili. Ne sono esempio le torte e i pasticci che racchiudono farce e animali, i tortelli o ravioli tagliati a forma di ferro di cavallo.

IL GUSTO DEL DOLCE
Uno degli aspetti della cucina medievale che più sorprendono è la sua indifferenza nel distinguere i piatti dolci da quelli salati, anche se nella maggior parte delle portate, ne predomina uno solo. La "cosina dolce" a fine pasto, che diverrà poi il nostro dessert, viene anticipata nella frutta o nelle spezie confetture allo zucchero , che vengono servite alla fine del pranzo ;ma spesso e volentieri pure all'inizio, difatti troviamo il miele come dolcificante, Tuttavia lo zucchero è caro, è una spezia che nel Medioevo si produce in Sicilia e in Andalusia ma lo si importa anche da paesi più lontani, e il suo uso proveniva dall'Oriente. Certo, si può indolcire anche senza zucchero: i vini dolci, i mosti naturali o anche cotti, la frutta secca, l’uva, i datteri, le prugne vengono largamente impiegati a questo scopo: essi indolciscono i piatti.   
 e dell’AGRODOLCE
Il gusto ed il sapore per l’agro sembra del resto aver ovunque preceduto quello del dolce poiché inizialmente prima delle importazioni si era soliti alla produzione di succhi locali con l’aceto e l’agresto.


Gaia Iaschi&Lorenzo Mencarelli


domenica 7 settembre 2014

Uso e tecnologia della terra.

L' agricoltura è uno dei temi dominanti della storia Medievale, purtroppo la nostra conoscenza della tecnologia agricola medievale è ancora rudimentale; ma riusciamo ad avere una prospettiva panoramica ed evidenziare i diversi cambiamenti che essa subi nel corso dei secoli. I principali vi furono in particolare al inizio del medioevo, è inoltre possibile che la crisi agricola nel tardo medioevo costrinse i signori e i cittadini ad adottare un atteggiamento più sperimentale verso le pratiche agricole. Una delle innovazioni  tecniche fu nel cambiare, anzi nel rivoluzionare, i sistemi nei campi e con essi l' uso della terra; la seconda fu la realizzazione di un cambiamento  altrettanto  radicale nei principali attrezzi. L' attrezzo più caratteristico del innovazione tecnologica fu l' aratro pesante la carruca  era un attrezzo più grande e più efficace del aratro leggero. Nella sua forma  pienamente sviluppata esso aveva un vomere di ferro, mentre l' aratro leggero usato in precedenza, l aratrum aveva un vomere in legno tutt' al più con un puntale in ferro. inoltre nella carruca troviamo un versoio disposto parallelo al vomere che prendeva la fetta di terreno staccato e la rovesciava. Inoltre essendo un aratro molto pesante non bastavano i soliti buoi per la trazione  cosi aumentarono da due a otto.Invece nel campo della terra furono introdotti i termini "a tre campi" e "a due campi". Nel sistema dei due campi metà della terra veniva lasciata a maggese ogni anno, mentre l' altra metà del campo era seminato con tutti i cereali che riusciva a produrre (frumento, segale, orzo, avena); al contrario del sistema a tre campi  dove non più del 1\3 del campo era lasciato a maggese mentre il resto veniva diviso in campi primaverili e in campi invernali. I primi seminati a frumento e segale; i secondi ad aveva e orzo. La coltura invernale avendo più esigenze ed essendo più costosa veniva coltivata su terra fresca di maggese mentre la colture primaverili venivano coltivate dove l anno prima era situato la coltivazione invernale.


Gaia Iaschi&Lorenzo Mencarelli

lunedì 1 settembre 2014

Giornata in cucina medievale

Spoleto 21 Febbraio 2014

Grazie alla collaborazione del professore Andrea Barlucchi e il professore di cucina Daniele Bianchini un normale venerdì si è trasformato un una lezione di cucina medievale, inoltre potevamo gradire la presenza della nostra professoressa di storia e italiano Gloria Savini con cui prima di questa lezione abbiamo studiato e approfondito la storia di questo periodo.Noi ragazzi della classe 3 F e i due professori abbiamo preparato una tipica ricetta francese del 400, durante tutta la preparazione il professore Andrea Barlucchi ha introdotto piccole nozioni sulla vita della cucina medievale. 
Quaglia Ripiena

Ingredienti:
  1.   Una quaglia                                                                            
  2.    Pinoli                                                                                              
  3.    Noce moscata                                                                          
  4.    1 kg farina                                                                                                       
  5.    550 ml acqua
  6.    50 strutto  
  7.    Fette di lardo      
Purtroppo non possiamo avere le dosi precise, 

perché nel medioevo si usava andare a 

occhio e non seguire ricette scritte.             

Procedimento:

Prendere la quaglia togliere la prima parte dell' ala e il collo, poi spaccare a metà e assicurarsi che non ci siano più interiora, una volta pulita soffriggerla in una padella antiaderente da entrambe i lati. Preparare il ripieno con pinoli e noce moscata tritati insieme. Con la farina l' acqua e lo strutto creare una pasta elastica e soffice al tatto, questa pasta veniva usata soprattutto per la carne, sopra venivano fatti dei fori per far sfiatare l' alimento, dove all' ultimo venivano inseriti dei succhi o l' Agresto(un tipo di vino medievale), questa pasta ricopre interamente l' alimento lasciando anche un effetto  sorpresa quando veniva portato a tavola. Stendere con un mattarello la pasta fino a farla diventare molto sottile, attenzione perché più viene manovrata e più diventa dura. Inserire il ripieno nella quaglia e chiuderla, ricoprirla interamente con fettine di lardo e poi avvolgerla nella pasta. Fare i fori sulla parte superiore e infilare un vino liquoroso in fine mettere nel forno statico a 160 gradi finché non si dora. Dopo la lezione in cucina siamo andati tutti in aula Magna dove il professore andrea Barlucchi ci ha illustrato un progetto sul vino medievale che potete trovare nella pagina dedicata al vino.



Un ringraziamento hai Professori:
Andrea Barlucchi
Daniele Bianchini
Gloria Savini


Gaia&Lorenzo